INACQUA - Centro Marco Polo Piacenza
15 febbraio 2013
L'UNIVERSITA' DI PARMA "STUDIA" IL MARCO POLO
15 febbraio 2013
l'equipe Inacqua con le ricercatrici
Due anni di studio e analisi, a stretto contatto con le insegnanti e i piccoli alunni della scuola d’infanzia paritaria Marco Polo di Piacenza. Un’esperienza quasi inedita di ricerca pedagogica, affidata dalla cooperitiva Inacqua al Centro Tice in collaborazione con l’università di Parma, per riuscire a difinire al meglio l’identità del proprio progetto educativo, segnatamente per l’età tra i 3 e i 6 anni.

"Il nostro è l’unico esempio, in Emilia Romagna, di polo per l’infanzia, in cui vengono proposte attività e iniziative - sottolinea Pierpaolo Ughini, coordinatore pedagogico e vice presidente di Inacqua - che accompagnano i bimbi e i loro genitori dalla nascita, con i corsi pre parto in acqua, all’età scolastica. Noi avevamo già individuato alcune puculiarità della nostra proposta formativa, come l’empatia, lo sviluppo delle capacità relazionali e abbiamo deciso di volerli "misurare", e abbiamo quindi deciso di rivolgerci a Tice e all’università di Parma e metterci in discussione, con il coinvolgimento non solo delle insegnanti, ma anche delle circa 100 famiglie che gravitano attorno al Marco Polo".

"E’ molto raro assistere in Italia ad un investimento, da parte di un’azienda, in ricerca. A maggior ragione in un contesto sociale e pedagogico - spiega la dottotessa Francesca Cavallini, del Centro Tice - questo perché in Italia è molto radicata l’idea che l’insegnamento sia un’arte, che la scienza non può investigare. Nel nostro Paese quindi si procede spesso nel sostituire un modello educativo a un altro, senza mai stabilire se uno sia più efficace di altri. Qui al Marco Polo si è invece scelto di procedere a un’analisi del proprio standard educativo, con una ricerca durata due anni, durante la quale sono state create e utilizzate delle checklist di osservazione degli insegnanti. Il tema della valutazione dell’insegnamento è spesso considerato spinoso, in realtà deve essere considerato un’occasione di crescita comune, di condivisione e così è stata intesa dalle insegnanti del Marco Polo. E poi sì, si lavora meglio se qualcuno ci segue nel nostro lavoro".

Come si è concretamente svolta l’indagine al Marco Polo? Lo spiega la dottoranda dell’università di Parma, Vanessa Artoni. "Sono state prese in considerazione le interazioni tra gli insegnanti e i bambini, nel corso di diversi momenti della giornata ritenuti particolarmente importanti, come l’attività didattica e i laboratori, e in momenti di "transizione", ossia in occasione di passaggi ad attività diverse, oppure al passaggio da uno spazio all’altro dell’asilo. Abbiamo notato che c’è una grande attenzione allo sviluppo dell’autonomia del bambino - sottolinea Artoni - con uno stile educativo con molti "rinforzi positivi", ad esempio con approvazioni fornite dall’insegnante sia in modo vocale che fisico, con un feedback altrettanto positivo arrivato dagli studenti. Un atteggiamento che si è notato soprattutto nell’attività in acqua, più dinamica, e questo fa pensare che queste competenze acquisite durante l’asilo, possano poi essere da lui utilizzate anche in futuro, e cioé alla scuola primaria". Da sottolineare il rinnovo della collaborazione con il liceo Colombini, un gruppo di studentesse ha seguito la ricerca ed è attualmente impegnato nella restituzione dei dati dell’indagine.