INACQUA - Centro Marco Polo Piacenza
10 ottobre 2013
ALLA SCOPERTA DEL NIDO, AMBIENTA MENTO PER I GENITORI
10 ottobre 2013
uno degli incontri con i genitori
l'incontro con i genitori del nido
in vasca con mamme e papà
in vasca con papà
uno degli incontri
uno degli incontri
un momento del confronto
Genitori si diventa. Lo sappiamo bene noi del centro per l’infanzia Marco Polo perchè da dieci anni accompagnamo mamme e papà nell’affascinante cammino della crescita del proprio bambino.

Quando arriva l’autunno è tempo di ambientarsi alla nuova stagione, e per i nostri bambini anche di imparare a conoscere il mondo nuovo che si schiude davanti ai loro occhi e che investe tutti i loro sensi, quello del nido d’infanzia. Il Marco Polo promuove un percorso di incontri e di confronti con i genitori dei nuovi bimbi del nido per aiutarli a vivere con consapevolezza questa delicata fase di passaggio.

Ecco la lettera delle nostre educatrici

Cari Mamma e Papà,

Iniziare l’anno al nido è una fase delicata… per tutti: in primis per i bimbi, che cominciano a frequentare o che dopo settimane di vacanza devono rientrare al nido; per i genitori che devono separarsi, per la prima volta; infine per le educatrici, che hanno il compito di rendere questo passaggio il più sereno possibile.

L’ambientamento rappresenta un metodo di transizione denso di emozioni per il bambino e la sua famiglia, un momento molto delicato di passaggio in un ambiente di relazione piu’ allargato e che riveste quindi una grande importanza nel progetto educativo del nido. Condizioni fondamentali per un ambientamento sereno sono la gradualita’ e il rispetto dei tempi e delle modalita’ di ambientamento di ciascuna coppia bambino/ genitore. La presenza di una figura famigliare al nido nei primi tempi garantisce al bambino quella tranquillita’ emotiva che gli consente di esplorare con curiosita’ il nuovo ambiente e di stabilire relazioni significative.

L’obiettivo dell’ambientamento non e’ quello di fare in modo che il bimbo non si accorga di quello che sta accadendo o di evitare eventuali possibili reazioni emotive di difficolta’, ma e’ quello di favorire la costruzione di un rapporto significativo e di fiducia con le educatrici.

Progettare spazi e tempi, orari di accoglienza, movimenti all’interno della sezione è importante, ma non serve se non si considerano i ritmi del bambino. La scansione della routine è diversa da quella a cui il bimbo è abituato a casa e anche i tempi di attenzione e di attesa sono diversi:di solito a casa, le mamme (o nonne o babysitter) sono a completa disposizione del piccolo.

Dunque rispettare le difficolta’ che il bambino affronta quotidianamente è segno di comprensione. Ovvio che è necessario distinguere il disagio dal capriccio e nel secondo caso, comportarsi in maniera ferma e decisa. Una piccola dose di frustrazione serve per crescere: riuscire a fornirla in maniera graduale è il segreto per un adattamento.

E’ però doveroso, rispettare anche le modalità di approccio dei genitori: anche voi avrete bisogno di tempo! Certo, siete adulti e quindi sapete gestire le vostre emozioni, ma anche per voi e’ un momento di fragilità.

La fiducia nei vostri bambini, che spesso riescono a superare difficoltà e ostacoli con una forza da eroi e’ una predisposizione necessaria.
L’incontro in acqua sara’ una ulteriore esperienza per camminare insieme in questo primo anno ricco di emozioni. Grazie!


Le educatrici del centro Marco Polo
Annalisa, Gina, Giovanna e Liliana



Tratto dal libro di Reggio Children "La normale complessità di diventare genitori"

L’essere un luogo dove si incontrano differenti progetti educativi è, per tutte le istituzioni educative, una condizione di fatto che può però essere vissuta in modi differenti. È importante che venga colta come opportunità per promuovere la riflessione e l’approfondimento sulla relazione educativa. Ma anche questo può essere realizzato in modi molto differenti. L’ipotesi è che sia importante che l’istituzione (nido e scuola) rinunci a proporsi come unica detentrice del sapere educativo, per promuovere invece un dialogo con e tra i genitori, che consenta di esplicitare i differenti modi che ogni madre e ogni padre mettono in campo per risolvere le domande che la relazione educativa pone e le problematiche che, anche se banali, consuete, "normali", possono apparire — se vissute in solitudine — difficili e gravi. Attraverso questa dinamica di confronto, il nido e la scuola dell’infanzia, ma più complessivamente la scuola di ogni ordine e grado, possono dare un contributo a ciò che è oggetto di ricerca di ogni genitore e cioè vivere la normale differenza e complessità dell’essere padre e madre.

Quindi la necessità di maggiore consapevolezza e investimento, riflessione sociale sull’identità e sul ruolo di questi servizi: questo ha un suo valore sia nei confronti delle famiglie, nella risoluzione delle problematiche educative e di sviluppo, sia come prevenzione rispetto a possibili disagi o disadattamenti, sia come promozione sociale. E questa è un’opportunità che può costruire una qualità comunicativa differente.

È infatti molto raro che i genitori, oggi, abbiano la possibilità e l’occasione di dialogare con altri genitori sulle relazioni educative, che siano legittimati o che sia loro richiesto di dialogare — anche come contributo al sapere sociale — sull’infanzia. Le coppie con figli sono meno numerose, la vita è più frenetica e ci si dà poco il tempo della relazione, molte famiglie sono sole e hanno poche relazioni e conoscenze, si ha timore di di mostrarsi insicuri o in difficoltà di fronte a una cultura che ostenta solo immagini di benessere e sicurezza. Da qui si genera la fortuna di tutti quegli esperti, più o meno qualificati, che popolano le riviste divulgative per genitori e le trasmissioni televisive. Ecco dunque uno dei significati più profondi dei servizi nidi e scuole - dell’infanzia: un luogo dove i genitori possono trovare occasioni per confrontarsi sulle questioni che stanno loro a cuore, questioni anche piccole a che, se taciute e non elaborate, possono diventare grandi problemi.

Il servizio educativo, ma la scuola più in generale, anche per i genitori degli adolescenti potrebbe diventare il luogo dove questi vissuti vengono narrati. Dare forma di narrazione consente un’elaborazione dei vissuti spesso già di per sé risolutiva, perché ne alleggerisce la percezione e porta a trovare soluzioni o modi diversi di guardare alla situazione. Contemporaneamente nell’incontro di gruppo si possono ascoltare le narrazioni di altri genitori, scoprendo che esistono vissuti simili, ma anche sguardi differenti con cui guardare alle cose. Il dialogo che si può produrre da queste narrazioni è un’esperienza di crescita e di costruzione partecipata di competenza, non paragonabile all’informazione e ai consigli che un qualsiasi esperto può fornire attraverso i mezzi di informazione.

Il servizio educativo può rendere esplicito il ribaltamento di ottica, che è molto importante oggi: la legittimazione del genitore, di tutti i genitori come esperti, in quanto portatori di un’esperienza genitoiiale. Se la competenza è oggi un accredito che sembra essere ormai universalmente riconosciuto nel mondo occidentale, attraverso i risultati della ricerca teorica, ai bambini, questa è, a nostro avviso paradossalmente, negata agli adulti. Non ai professionisti (nel nostro caso insegnanti e operatori), a cui è richiesta e accreditata, ma ai soggetti che pur "destinatari, committenti e contribuenti" del servizio scuola (i genitori) o della città e dello Stato (i cittadini), non essendo tali per professione, vengono in più luoghi e con forme diverse, potentemente screditati. Anche per i genitori la competenza.è, da una parte, un accredito che consente ai soggetti di attivarsi, di rendersi visibili, di essere riconosciuti, ascoltati, dall’altra è un processo aperto alimentato e arricchito dai contributi derivanti dalla stessa partecipazione agli incontri promossi dal servizio educativo.

È solo se ci sono questo accredito e questo riconoscimento che si attivano l’ascolto, il dialogo, lo scambio di idee, che si negozia per costruire progetti e proposte che siano frutto del contributo di tutti e in cui tutti possano, pur con forme diverse, riconoscersi, che si possono quindi attivare i processi di partecipazione e di democrazia che riteniamo costitutivi del progetto educativo stesso. Questo il senso più profondo della partecipazione.